Ristorante Le Querce
Rostisciada Ricette dell'Unità lombardia
Cantù viene descritta dai cronisti dei secoli passati come una delle località più amene della Brianza, che prima d’esser celebre per le sue industrie lo era per la bellezza delle sue colline e dei suoi laghi sullo sfondo delle Prealpi. Basti pensare a Mirabello, con le Grigne e il Resegone. Nella storia moderna di Cantù una svolta determinante avviene nella seconda metà del Settecento, sotto il dominio di Maria Teresa d’Austria, che gli storici sono concordi nel definire ‘illuminato’ per via dei benefici che ne trasse l’economia. Ne sono testimonianza i grandi palazzi milanesi di quel periodo e le ville della Brianza che furono fonte di lavoro per generazioni di lombardi. Una primavera di prosperità che per Cantù in particolare significò una fioritura artigianale nel campo del mobile che non avrebbe avuto pari. Com’era lontano lo spettro della fame e l’ossessione della pellagra per via della polenta mattino, mezzogiorno e sera! La gente fa presto a dimenticare gli anni vissuti a polenta e ‘gras pestà’, quando l’unico companatico era una fetta di lardo da lasciare illanguidire al caldo. I giorni felici sono quelli della ‘rostisciada’ e del maiale che è l’immagine stessa dell’abbondanza nella cornice della polenta che torna a essere dorata. La versione riproposta dallo chef Luraschi impiega salsiccia e lonza, ovvero un taglio da signori, ma sarebbe festa lo stesso anche con delle costine.
Ingredienti per 4 persone
300 g di salsiccia brianzola
300 g di lombata di maiale
500 g di cipolle dorate
100 g di burro
50 cl di vino bianco secco
sale
Preparazione
Dunque, affettare le cipolle finemente e farle cuocere nel burro a fuoco moderato fino a quando non avranno preso un po’ di colore.
In un’altra padella mettere a soffriggere nel burro la salsiccia, dopo averla punzecchiata con una forchetta, e la lonza a fettine spesse un centimetro; verso la fine bagnare col vino bianco, quindi amalgamare il tutto con la cipolla cotta in precedenza, regolando di sapore. Portare in tavola evocando l’antica filastrocca “E s’cimm e s’ciumm e s’ciamm / e s’cimm e s’ciamm e s’ciumm / farèmm la rostisciada / con l’oli de la lumm!” a ricordo di quando, per non perdersi d’animo, in mancanza di burro, ovvero nella penuria, si faceva lo stesso con l’olio da lumi.
Vino consigliato: Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc
Ristorante
Ristorante Le Querce
di Maurizio Luraschi
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