Le Langhe, colline del gusto tra tartufi e vini

Cibi e vini

Arch. Ente Turismo  Alba Bra Langhe Roero


Ricca di profumi e sapori, la gastronomia delle Langhe è fra le più apprezzate d’Italia ed ha il suo re indiscusso nel Tuber magnatum pico, che i trifolai con i loro cani cercano nei boschi – tramandandosi antiche conoscenze - da settembre a dicembre ed è in assoluto il tartufo più pregiato al mondo, e il più caro.Apprezzato da tempi immemorabili, va consumato crudo: tagliato in sottili lamelle, esalta piatti semplici che ne esaltano l’aroma (ad iniziare dalle classiche uova al tegame), mentre non va usato per arricchire portate già elaborate. 

Oltre ai tartufi, boschi e colline offrono funghi, asparagi, castagne e nocciole (da mangiare fresche o tostate, ma anche ingrediente diffusissimo per la preparazione di dolci e per le famose cioccolate locali). Ottimi il cotechino, i salumi, le marmellate, il miele e, tra i dolci, il torrone alle nocciole. Tra i formaggi, da gustare Bra, Murazzano, Maschera, Robiola di Roccaverano e Toma. Fra i dolci, il torrone.

Ad una saporita e robusta cucina del territorio si affianca una raffinata cucina di ricerca. Fra i piatti della tradizione ci sono, oltre a primi e secondi a base di tartufo e funghi, gli agnolotti, i tajarin (pasta fresca all’uovo da servire con il sugo di arrosto o di selvaggina), la carne cruda battuta al coltello, il vitello tonnato, il brasato al Barolo, i bolliti, il coniglio ai peperoni, la cacciagione, la bagna càuda (salsa calda a base di olio, aglio acciughe in cui si intingono le verdure).

Vini: il Barolo è il vino per eccellenza delle Langhe, famose per i suoi Rossi. E’detto anche “re dei vini “ e “vino del Re". Le sue origini si confondono con quelle del vitigno da cui deriva, il Nebbiolo: coltivato fin dal Medioevo, dava vita fino al XVIII secolo a un vino amabile, molto lontano dal gusto a cui oggi siamo abituati. La svolta si ebbe verso il 1830, quando la marchesa Giulia Colbert Falletti di Barolo e il conte Camillo Benso di Cavour chiamarono l'enologo francese Louis Oudart con l'incarico di applicare ai vini locali le tecniche adottate dagli chateaux bordolesi, che prevedevano una completa fermentazione delle uve sino a pervenire ad un vino secco e il suo successivo affinamento nelle botti per un certo tempo prima dell'imbottigliamento. Tra i primi a credere nelle potenzialità qualitative di questo nuovo grande vino così ottenuto ci fu proprio la marchesa Giulia, amica sin dall'infanzia di Cavour, la quale, insieme con il marito Tancredi Falletti, promosse il vino di Barolo presso la corte reale a Torino, battezzando così un successo destinato a diventare - nel tempo - internazionale. Rinomati sono anche il Barbera, il Nebbiolo, il Grignolino, il Dolcetto, il Barbaresco e il Moscato, l’Asti Spumante e il Brachetto, apprezzati vini da dessert.

Nel corso di tutto l’anno, ricchissimo è il calendario degli eventi che le Langhe dedicano a cibi e vini (info su www.langheroero.it).